In tanti – soprattutto le persone più care, ma non solo – mi scrivono “lotta!” o “combatti!” o ancora “dai che lo sconfiggi”.La verità è che noi non siamo guerrieri. Non c’è nessuna guerra o battaglia. Non abbiamo altre armi che la Tachipirina e il riposo. Che armi, come è noto, non sono. E poi ovviamente l’ossigeno, per chi sta peggio. E alleati preziosi, indispensabili, che sono medici, infermieri e personale sanitario straordinario. Il “nemico invisibile”, come a volte l’ho chiamato anche io, non è un soldato col fucile. È un virus. Che circola. E che è terribilmente facile prendere e terribilmente difficile mandar via. Che può arrivare proprio da chi è più vicino. Mi è tornata un po’ di febbre nelle ultime ore, solo quella per fortuna, a 23 giorni dal mio tampone. Non ho rinunciato a lavorare da casa per quel che posso, anche se cerco anche di riposare, come è giusto. E in queste ore penso ai tanti che in silenzio stanno affrontando il dramma di un familiare in terapia intensiva, a chi ha perso qualcuno che amava senza nemmeno poterlo salutare. E a quelli che, mentre affrontano la malattia, si chiedono nella solitudine più assoluta quando potranno tornare ad abbracciare chi amano, senza il timore di fargli del male contagiandoli. Questo virus ci sta cambiando: tira fuori paure nuove e forse anche qualche speranza nuova. Non so se ci renderà migliori, come alcuni dicono. So che per ora dobbiamo “resistere”. Con pazienza. Fidandoci delle Istituzioni. Restando uniti. Senza dare spazio a complottisti e sciacalli. Resistere, insieme, perché quando sarà possibile dovremo pensare a ricostruire e potremo riuscirci solo insieme. Sono orgogliosa della reazione del mio Paese a tutto questo, di come stiamo rispettando le regole, di come stiamo proteggendo noi stessi e gli altri. Se vogliamo cercare del buono, in tutto questo, cominciamo da qui. E teniamocelo stretto per il dopo.

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