Le parole sono importanti ci aiutano a descrivere il mondo, a pensarlo. Per questo se vogliamo che dal presente possa partire un cambiamento, dobbiamo chiarire il senso delle parole, trovarne di nuove o dare un significato diverso a quelle che usiamo.
Pensando alle opere e infrastrutture per la mobilità, ma non solo, mi vengono in mente quattro parole: emergenziale, straordinario, strategico, ordinario.
Emergenziali sono quelle azioni con cui si interviene d’urgenza perché un evento ha, in modo improvviso, interrotto il normale e ordinario svolgersi delle cose.In questi casi è necessario che si agisca nel più breve tempo possibile, derogando alle normali procedure e individuando figure come i commissari con deleghe speciali. Quanti fatto per il ponte Morandi molti lo propongono come il modello da usare per ogni opera, mentre penso che tale soluzione debba essere utilizzata solo per questo tipo di interventi.
Nel secondo caso, invece, ciò che rende straordinario l’intervento è la complessità e l’importanza dell’opera, per cui intervengono più soggetti, più processi e più regole. A questa categoria appartengono opere come la Tirrenica che rischiano il blocco per la stratificazione di competenze.
La categoria degli interventi strategici ha la sua complessità nella visione del futuro di un territorio, del suo sviluppo economico e sociale, ma anche la visione di come un’opera può inserirsi e migliorare un’area e quanto può essere sostenibile. Ad esempio le aree industriali di crisi complessa. Anche in questo caso entra in gioco un’articolata interazione di più soggetti decisori, norme, procedure e diritti.
Infine la categoria degli interventi di tipo ordinario, delle opere secondarie, quelle utilI, che apparentemente sembrano meno complesse, in realtà sono quelle più importanti perché vicine alla vita quotidiana di ognuno di noi. Qui sono collocabili tutte le azioni di innovazione, manutenzione e cura del patrimonio, ad esempio: il rinnovamento della città e dei loro collegamenti, cioè tutti quei progetti che servono a mantenere efficiente un sistema infrastrutturale e un vantaggio per le nostre comunità.
Ci sono almeno due punti che queste quattro categorie di interventi hanno in comune. Primo non si deroga alle conquiste di diritto, di tutela e di legalità a cui siamo arrivati in questi anni, sia per quello che riguarda il lavoro che per la sostenibilità e l’impatto ambientale.
Secondo, come spesso accade, il problema non sta nello strumento ma in come lo si usa, ovvero servono tempi certi e brevi per la messa in opera delle infrastrutture.
Questo può essere realizzato attraverso la riduzione della complessità di applicazione delle procedure previste, rendendo più efficaci ed efficienti i controlli, facilitando il lavoro di sinergia e coordinamento tra i differenti soggetti coinvolti.
Entro la fine del mese sarà presentato il decreto di aprile che si occuperà della crescita del nostro paese. Per noi sarà il vero banco di prova per rendere l’Italia più moderna anche coniugando investimenti, semplificazioni delle procedure, rispetto dell’ambiente e sicurezza per i lavoratori e per i fruitori delle infrastrutture.
F.to Marco Simiani
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