Nato ad Arquata Scrivia, si è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Genova.
Nel 1976, a 26 anni, viene eletto segretario provinciale del Partito Comunista Italiano di Alessandria, dopo una breve esperienza di giornalista a L’Unità.[1] Membro della segreteria regionale tra il 1983 e il 1991, nel 1988 è l’estensore – con Rinaldo Bontempi – del Manifesto federalista del PCI piemontese, che propone una svolta federalistica nella linea di politica istituzionale del partito.[2]
Esponente della corrente del migliorismo,[3] nel 1986 durante la riunione del Comitato centrale del PCI che prepara le tesi per il congresso di quell’anno, propone due emendamenti, uno che chiede di stabilire «rapporti anche organizzativi con i partiti dell’Internazionale Socialista», l’altro che propone il superamento del centralismo democratico: entrambi gli emendamenti furono respinti a larga maggioranza, ma furono accolti nei fatti pochi anni dopo, con la svolta della Bolognina (1989) e la nascita del Partito Democratico della Sinistra (1991).
Con Giorgio Ruffolo, Salvatore Veca e Michele Salvati stende il manifesto di “Alleanza Democratica”, la proposta di un nuovo partito che nasca dall’incontro tra le tradizioni del liberalsocialismo, del cristianesimo sociale e del liberalismo riformista, il primo embrione dell’Ulivo e del futuro Partito Democratico.[4]
Alle elezioni politiche italiane del 1994 è candidato per l’Alleanza dei Progressisti al Senato della Repubblica nel collegio di Alessandria, ottenendo il 30,9% contro il 37,0% di Giorgio Gandini del Polo delle Libertà, ma venendo comunque eletto grazie al recupero proporzionale. Alle successive elezioni del 1996 viene ricandidato per l’Ulivo, vincendo con il 43,1% contro Eugenio Filograna, del Polo per le Libertà, fermo al 34,6%.
È stato in segreteria nazionale del Partito Democratico della Sinistra come responsabile per le politiche sociali e poi in quella dei Democratici di Sinistra, con Walter Veltroni segretario, come responsabile economia (1998-2001).
Viene rieletto anche alle elezioni del 2001, sempre nel collegio di Alessandria, grazie nuovamente al recupero proporzionale, dopo aver perso con il 39,8% contro il 45,0% di Rossana Boldi della Casa delle Libertà.[7] Dopo le elezioni, al congresso dei DS del novembre 2001, è il primo firmatario e candidato a segretario di una delle tre mozioni congressuali, a orientamento liberalsocialista e ulivista (“Per salvare i Ds, consolidare l’Ulivo e costruire un nuovo, unitario partito del riformismo socialista”). La mozione, che proponeva un profondo rinnovamento del partito e l’apertura agli altri riformismi di matrice laica e cattolica, ottenne circa diecimila voti, equivalenti al 4%.[1] Morando diviene quindi il leader dell’ala liberal del partito.
Alle elezioni del 2006 è rieletto al Senato come capolista dei DS nella Circoscrizione Veneto.[8] Nel 2007 viene scelto come uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito Democratico che guida il processo di costituzione del nuovo partito. Alle primarie del 2007 sostiene il candidato segretario Walter Veltroni e viene incaricato di redigere il programma elettorale del partito per le elezioni del 2008.[4] Dopo le elezioni, rieletto nuovamente senatore per il PD,[9] diviene coordinatore del Governo ombra del Partito Democratico.
Ha sostenuto la candidatura di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra del 2012 e a quelle del 2013. Dopo aver rinunciato a ricandidarsi alle elezioni del 2013, il 28 febbraio 2014 viene nominato Viceministro dell’Economia e delle Finanze nel neonato governo Renzi. In seguito il 29 dicembre 2016 viene confermato il ruolo di Viceministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Gentiloni.
Ha sostenuto la candidatura di Roberto Giachetti alle primarie del Partito Democratico del 2019.
Si candida senza successo alle elezioni europee del 2019, con il PD, nella circoscrizione Italia nord-occidentale.
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