In Zambia più di 1 milione e mezzo di persone sta sprofondando nella miseria per via della crisi climatica: a farne le spese sono soprattutto i bambini, sempre più malnutriti. Ma questo dramma non fa notizia

Paesi come lo Zambia sono quelli che stanno pagando lo scotto più alto della crisi climatica: qui circa 1,58 milioni di persone si trovano nel bel mezzo di un disastro ambientale finora sottostimato, fatto di lunghi periodi di siccità, assenza di pioggia, ondate di caldo record e sciami di insetti che distruggono i campi agricoli. A farne le spese sono principalmente i bambini: 821.000 minori stanno sprofondando nella miseria.

Oggi il Paese dell’Africa meridionale presenta tassi di malnutrizione e di disuguaglianza nella distribuzione delle ricchezze fra più alti al mondo. Le conseguenze nefaste della crisi climatica ha portato circa il 13% della popolazione a soffrire di una grave carenza di cibo. Uno scenario drammatico che sta innescando una serie di reazioni a catena. Per fare qualche esempio tantissimi bambini restano a casa invece di andare a scuola per via dei forti dolori causati dalla malnutrizione.

Le famiglie più colpite dalla crisi del clima sono quelle che si dedicano all’agricoltura e che producono mais, che rappresenta la principale coltura alimentare dello Zambia. Di anno in anno la stagione delle piogge arriva sempre più tardi e la siccità avanza.

Il calo della resa dei raccolti sta incidendo negativamente sui redditi delle famiglie e, quindi, sulla capacità delle persone di acquistare beni e servizi. – spiega l’Ong Save the Children – La crisi economica è generalizzata: dopo 15 anni di progresso economico, che ha consentito al Paese di raggiungere nel 2011 uno status di reddito medio-basso, l’economia dello Zambia si è bloccata e attualmente si registra uno dei più alti tassi di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza al mondo.

Gli attivisti di Save the Children hanno raccolto diverse testimonianze di persone che stanno vivendo sulla loro pelle il dramma legato alla crisi climatica, fra cui quella di Namakando, padre di 4 figli, che racconta:

In passato le piogge arrivavano prima. Ora arrivano in ritardo e non rimangono a lungo. All’improvviso smette di piovere, le stagioni secche durano più a lungo. Questo crea problemi con il cibo, e i bambini sono quelli che soffrono di più. Se non mangiano bene, non vanno a scuola, perché non si può studiare quando si ha troppa fame. Un tempo il raccolto sarebbe stato ormai pronto, non avremmo avuto bisogno di acquistare il cibo. Non so perché le cose stiano cambiando. È la prima volta che sento parlare del termine cambiamento climatico.

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