A Kabul, le restrizioni imposte dal governo talebano alle donne, mirano a renderle “invisibili” nella società.
Lo ha detto Richard Bennett, relatore speciale dell’Onu sui diritti umani in Afghanistan.
Da quando sono tornati al potere l’estate scorsa, i talebani hanno imposto sull’intera società civile, una serie di divieti, gran parte dei quali hanno l’obiettivo di sottomettere le donne alla loro concezione integralista dell’Islam. Le adolescenti, ancora studentesse, sono state escluse dalle scuole secondarie, mentre le donne sono state costrette a lasciare posti di lavoro governativi, oltre a non poter più viaggiare da sole.
All’inizio di maggio, il leader supremo dell’Afghanistan e capo dei talebani Hibatullah Akhundzada ha emesso un’ordinanza con la quale obbliga le donne a coprirsi completamente in pubblico. Anche i volti, devono essere ben nascosti dal burqa.
Le autorità talebane “non riconoscono la portata e la gravità delle violazioni dei diritti umani che compiono”, ha sottolineato il relatore delle Nazioni Unite.
Bennett ha tenuto la conferenza stampa, mentre i talebani armati disperdevano una manifestazione di donne, con la quale chiedevano la riapertura delle scuole secondarie per le ragazze.
“C’erano circa 45 donne e ragazze alla manifestazione, ma poi le forze talebane ci hanno disperso con la forza”, ha detto all’Afp Munisa Mubariz, organizzatrice del raduno.
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