Il presidente tunisino Kais Saied ha proposto giovedì l’introduzione di tasse aggiuntive rivolte ai più ricchi per consentire allo Stato di fare a meno di un prestito del Fondo monetario internazionale (FMI), di cui rifiuta i “diktat”.

Il presidente Saied, ricevendo il capo del governo Najla Bouden, ha spiegato che il sistema di sussidi per i prodotti di base attualmente in vigore ha beneficiato di tutti i tunisini, compresi i più ricchi, secondo un comunicato stampa della presidenza.

Di fronte a questa situazione, ha ritenuto rilevante l’idea di “prendere il denaro in eccesso dai ricchi e darlo ai poveri”, citando uno dei primi califfi dell’Islam, Omar Ibn Al-Khattab.

“Invece di togliere i sussidi in nome della razionalizzazione, sarebbe possibile introdurre tasse aggiuntive per chi ne usufruisce senza averne bisogno”, ha aggiunto, ritenendo che un tale meccanismo consentirebbe allo Stato di non sottostare a “diktat stranieri”. .

Ad aprile, Saied aveva già respinto i “diktat” del Fmi, che subordinavano la concessione di un prestito alla Tunisia alle riforme economiche e alla revoca di alcuni sussidi statali.

Nelle sue dichiarazioni di giovedì, non ha specificato come potrebbero essere introdotte nuove tasse in un paese in cui le imposte sui dipendenti sono trattenute alla fonte, ma dove un’ampia percentuale di tunisini che lavorano nel settore privato non dichiara il proprio reddito al fisco.

La Tunisia, indebitata per circa l’80% del suo PIL, ha ottenuto a metà ottobre dal FMI un accordo di massima per un nuovo prestito di quasi 2 miliardi di dollari per aiutarla a superare la grave crisi finanziaria che sta attraversando.

Tuttavia, le discussioni sono giunte a un punto morto a causa della mancanza di un fermo impegno da parte del paese ad attuare un programma di riforma per ristrutturare le oltre 100 aziende pubbliche tunisine, fortemente indebitate, e per eliminare i sussidi su alcuni prodotti di base.

La crisi economica e finanziaria si riflette nella cronica carenza di generi alimentari di base in un contesto di forti tensioni politiche da quando il presidente Saied ha preso il pieno potere nel luglio 2021, scuotendo la democrazia nata dalla prima rivolta della primavera araba nel 2011.

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