I residenti della capitale sudanese si sono svegliati ancora una volta al suono di “violenti combattimenti con tutti i tipi di armi”, ha detto uno di loro ad AFP, e di “aerei da combattimento che volano sopra di loro”, ha aggiunto un altro.

Gli scontri sono particolarmente intensi a Khartoum, ma anche nel Darfur, vasta regione grande quanto la Francia al confine con il Ciad, dove oltre al conflitto tra militari e paramilitari, sono stati coinvolti combattenti tribali, milizie locali e civili armati. Secondo l’Onu i combattimenti hanno assunto una “dimensione etnica” che potrebbe farne un “crimine contro l’umanità”.

Da quando è scoppiato il 15 aprile, il conflitto ha causato quasi 3.000 vittime e 2,8 milioni di sfollati tra persone e rifugiati. L’ente governativo preposto alla lotta alla violenza contro le donne afferma di aver registrato un centinaio di aggressioni sessuali, una cifra senza dubbio sottostimata tanto quanto il numero delle vittime, vista l’impossibilità di vittime e badanti di muoversi sotto le bombe.

– Stupro e sfollamento –

Questa organizzazione, in prima linea nella registrazione degli stupri in Sudan, denuncia “25 aggressioni sessuali a Nyala”, capitale del Darfur meridionale, “21 aggressioni sessuali a El-Geneina”, capitale del Darfur orientale, e “altre 42 in Khartum”.

A Khartoum, “la maggior parte dei sopravvissuti” ha identificato come responsabili i paramilitari delle Forze di supporto rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdane Daglo, e in Darfur, “tutti i sopravvissuti hanno accusato le RSF”, riferisce la stessa fonte.

La maggior parte delle RSF in guerra con l’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhane sono Janjaweed, miliziani arabi che hanno devastato il Darfur e le sue minoranze non arabe nei primi anni 2000 per conto del dittatore Omar al-Bashir, che sarà deposto in 2019.

Oggi, secondo le Nazioni Unite, questa nuova guerra ha costretto quasi 180.000 abitanti del Darfur a fuggire in Ciad.

All’interno dello stesso Sudan, quasi 2,2 milioni di persone sono state sfollate. “Centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini” sono ammassate in “nove campi nello Stato del Nilo Bianco”, che si estende dal sud di Khartoum fino al confine con il Sud Sudan, riferisce l’Ong Medici Senza Frontiere (Msf).

“La situazione è grave: ci sono casi sospetti di morbillo, e la malnutrizione tra i bambini è un’emergenza sanitaria vitale”, avverte l’Ong, in uno dei Paesi più poveri del mondo, dove, già prima della guerra, soffriva una persona su tre dalla fame.

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