Il Centro per i diritti umani in Iran (CHRI) con sede negli Stati Uniti afferma che le esecuzioni motivate politicamente in Iran stanno aumentando “drammaticamente” mentre le autorità usano la pena capitale come “tattica di intimidazione e punizione” in mezzo a un’ondata di disordini che ha rappresentato la più grande minaccia per la leadership islamica dalla rivoluzione del 1979.
Il CHRI ha affermato in una dichiarazione rilasciata il 2 agosto che l’Iran ha giustiziato 17 uomini – la maggior parte dei quali erano giovani – in procedimenti “palesemente illegali” negli ultimi 10 mesi. Tra loro, sette sono stati impiccati nel luglio 2023 per aver partecipato alle proteste per la morte di Mahsa Amini, deceduta in custodia di polizia lo scorso settembre, mentre almeno altri 10 sono stati giustiziati per vari “crimini” politici.
“La comunità internazionale deve essere chiara con le autorità iraniane che continuare la sua follia omicida si tradurrà in una straordinaria intensificazione dell’isolamento politico ed economico della repubblica islamica”, ha affermato Hadi Ghaemi, direttore esecutivo del CHRI.
“Senza una forte azione internazionale coordinata, il mondo sta dando il via libera a questa carneficina”, ha aggiunto Ghaemi.
Secondo il CHRI, le persone perseguite hanno subito processi contrassegnati da “gravi” violazioni dei diritti umani, con le autorità che negano loro il diritto all’assistenza legale e persino il diritto di scegliere la propria rappresentanza legale, che sono garantiti dalla legge iraniana e dai trattati internazionali a cui l’ Iran è un firmatario.
“Lo scopo di queste esecuzioni illegali è sradicare il dissenso e seminare paura tra la popolazione. I governi e le organizzazioni internazionali hanno un ruolo cruciale nell’esercitare pressioni sul governo iraniano per porre fine a questo omicidio sanzionato dallo stato”, ha affermato Ghaemi.
Il tasso di esecuzioni in Iran è in forte aumento, in particolare sulla scia delle proteste diffuse in seguito alla morte del 22enne Amini, detenuto per una presunta violazione del velo.
Amnesty International afferma che il regime di Teheran giustizia più persone di qualsiasi altro paese al mondo oltre alla Cina e ha recentemente evidenziato l’impatto sproporzionato delle esecuzioni legate alla droga tra la popolazione emarginata ed economicamente svantaggiata in Iran.
L’Abdorrahman Boroumand Center, un’organizzazione con sede a Washington specializzata nella ricerca sui diritti umani iraniani, ha affermato in un recente rapporto che solo a maggio sono state eseguite 135 esecuzioni in Iran, mentre Iran Human Rights (IHR) affermache dall’inizio dell’anno sono state registrate almeno 423 esecuzioni, il che indica “un potenziale superamento del numero di 582 impiccagioni dello scorso anno e, a causa della mancanza di trasparenza del governo iraniano, si sospetta che il numero effettivo di esecuzioni sia molto più alto rispetto a quanto riportato”.
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