I georgiani manifestano per la candidatura

Centinaia di persone hanno manifestato a Tbilisi il 9 dicembre a sostegno della designazione della Georgia come paese candidato per il prossimo vertice UE del 14 e 15 dicembre.

Il mese scorso, la Commissione europea aveva raccomandato la decisione, a condizione che la Georgia facesse progressi nella lotta contro la corruzione e migliorasse la legge e le pratiche elettorali.

I partecipanti alla manifestazione “La tua voce all’UE” hanno marciato da Piazza della Prima Repubblica a Piazza Europa, dove hanno sventolato una grande bandiera dell’UE. Gli organizzatori hanno affermato che ogni stella sulla bandiera è stata realizzata in una specifica regione georgiana, come simbolo dell’unità del popolo nella sua aspirazione ad aderire all’UE.

Alla marcia ha partecipato il presidente Salome Zurabișvili, che l’ha avviata in collaborazione con organizzazioni non governative.

L’entusiasmo pro-UE del presidente non è del tutto condiviso dal governo del Sogno Georgiano, che spesso accusa Zurabishvili di andare oltre i suoi doveri con le sue azioni a favore dell’adesione.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj (a sinistra) e il primo ministro ungherese Viktor Orbán (a destra) alla cerimonia di giuramento del presidente argentino Javier Mile.  Buenos Aires, 10 dicembre 2023. (ALEJANDRO PAGNI/AFP)
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj (a sinistra) e il primo ministro ungherese Viktor Orbán (a destra) alla cerimonia di giuramento del presidente argentino Javier Mile. Buenos Aires, 10 dicembre 2023. (ALEJANDRO PAGNI/AFP)

Zelenski è stato “franco” con Orbán

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha avuto un incontro con il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, a margine della cerimonia di insediamento del nuovo presidente dell’Argentina, a Buenos Aires.

Zelenskiy ha poi affermato che la discussione è stata “franca” e si è concentrata, “naturalmente”, sul desiderio dell’Ucraina di aderire all’UE.

Orbán si oppone all’avvio dei negoziati di adesione con l’Ucraina, citando la sua impreparazione, e potrebbe far fallire il vertice del 14-15 dicembre a questo riguardo. Qualsiasi decisione deve essere presa con il voto di tutti i 27 paesi dell’UE.

Un portavoce del governo ungherese ha confermato la notizia dell’incontro Zelenski-Orbán a Buenos Aires, affermando che i leader dell’UE stanno “ancora discutendo” la questione.

L’ultima “bozza” della dichiarazione finale del vertice, vista da Free Europe, comprende la decisione di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, nonché la designazione della Georgia come Stato candidato, ma il documento potrebbe ancora cambiare, a seconda di cosa decidono i leader durante la riunione stessa.

Avvertimento ucraino, calma moldava

Lunedì i ministri degli Esteri di Ucraina e Moldavia si sono recati a Bruxelles, dove martedì si svolgerà l’incontro dei colleghi dell’Unione europea, anche sul tema dell’allargamento.

All’arrivo, il ministro ucraino Dmitro Kuleba ha espresso con emozione il possibile rinvio della decisione del Consiglio europeo (vertice del 14-15 dicembre). “Non riesco a immaginare, non voglio nemmeno parlare di quali saranno le conseguenze devastanti se il Consiglio (europeo) non prenderà questa decisione”, ha detto l’ucraino.

Nel comunicato stampa di Nicu Popescu si menziona soltanto il programma della sua visita a Bruxelles e Parigi, senza tali elementi emotivi.

La settimana scorsa il primo ministro moldavo Dorin Recean ha ammesso in un’intervista a Jurnal.md che esiste anche la possibilità – indesiderata, ovviamente, nemmeno da Chisinau – che la decisione di avviare i negoziati di adesione venga rinviata. Ha inoltre ribadito che la Moldavia vuole andare avanti insieme all’Ucraina.

Nelle ultime settimane prima del vertice, Chisinau si è assicurata ancora una volta, attraverso conversazioni telefoniche con i leader, il sostegno di tutti i paesi dell’UE alle sue aspirazioni europee.

L’Ungheria al momento sta bloccando l’avvio dei negoziati con l’Ucraina, ma non con la Moldavia, ma è probabile che venga “confezionato” un rinvio per entrambi i Paesi.

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