L’Università iraniana di Scienze Mediche di Qom ha imposto sospensioni accademiche a diversi studenti per aver organizzato feste miste, accusandoli di “minare la struttura sociale ed educativa e di promuovere la permissività attraverso le attività sui social media”.
Il segretario del comitato disciplinare dell’università, Mehran Lachini, l’8 novembre ha reso pubblici i divieti che vanno da uno a quattro semestri accademici affermando che l’azione disciplinare è arrivata a seguito di una presunta protesta da parte degli studenti per quelle che hanno definito le attività distruttive dei loro coetanei.
Tra i reati citati figurano la diffusione online di contenuti ritenuti immorali dall’università e l’organizzazione di feste miste, che hanno dato luogo a un controllo ufficiale e alla successiva decisione della commissione disciplinare.
I dettagli riguardanti l’identità o il numero preciso degli studenti penalizzati non sono stati rivelati.
La segregazione di genere è da tempo una questione controversa nelle università iraniane.
Negli ultimi quattro decenni, varie strutture universitarie, comprese mense e biblioteche, hanno visto l’attuazione della politica di segregazione di genere, scatenando le proteste degli studenti. Alcune università sono state addirittura istituite esclusivamente per la partecipazione di un solo genere.
Negli anni ’80, alcune università iraniane implementarono un sistema in cui le classi erano divise da una tenda per separare gli studenti maschi e femmine. Questa misura ha incontrato l’opposizione di Ali Khamenei, allora presidente e ora leader supremo dell’Iran.
Negli ultimi due decenni, Khamenei ha costantemente sottolineato l’importanza di “islamizzare le università” e si è espresso contro l’organizzazione di “campi ricreativi misti di genere”.
Le università e gli studenti sono da tempo in prima linea nella lotta per maggiori libertà sociali e politiche in Iran. Nel 1999, gli studenti protestarono contro la chiusura di un quotidiano riformista, provocando un brutale raid nei dormitori dell’Università di Teheran che provocò la morte di uno studente.
Nel corso degli anni, le autorità hanno arrestato attivisti e leader studenteschi, condannandoli al carcere e vietando loro di studiare.
L’agenzia di stampa attivista HRANA afferma che almeno 700 studenti universitari sono stati arrestati durante le recenti proteste a livello nazionale scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini mentre era in custodia di polizia per aver presumibilmente violato la regola dell’hijab del paese.
Molti hanno dovuto affrontare condanne come la reclusione e la fustigazione, e decine di studenti sono stati espulsi dalle università o sospesi dagli studi, mentre le forze di sicurezza cercavano di soffocare il diffuso dissenso.
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