In quanto cittadini dell’UE, siamo liberi di recarci in un altro Stato membro per vivere, lavorare, studiare, fare una vacanza o senza nessun motivo in particolare. È improbabile che i cittadini dell’Unione siano bloccati alle frontiere o debbano fare la fila per i controlli (in particolare nello spazio Schengen). È possibile rimanere in un altro paese dell’UE per un periodo massimo di tre mesi senza dover espletare tutte le formalità amministrative o soddisfare eventuali requisiti, eccetto quello di essere in possesso di un documento di identità o di un passaporto in corso di validità. Per molti europei recarsi all’estero per visitare i familiari o gli amici, fare turismo, dedicarsi agli acquisti, seguire un corso di lingua o andare all’opera è divenuta ormai una consuetudine.
I cittadini dell’UE possono lavorare in un altro Stato membro senza essere soggetti a limitazioni o discriminazioni (ad eccezione degli impieghi nella pubblica amministrazione). I cittadini che si spostano in un altro paese non perdono le loro prestazioni sociali (ad es. i diritti pensionistici) grazie alle norme dell’UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale. Gli studenti dell’UE generalmente accedono agli istituti di istruzione esteri a parità di condizioni rispetto agli studenti nazionali e pagano le stesse tasse di iscrizione, a differenza di coloro che provengono da paesi terzi. Anche la differenza di prezzo per l’ingresso ai musei per i cittadini stranieri è ormai un ricordo del passato. Per i soggiorni più lunghi, la legislazione dell’UE garantisce che gli oneri amministrativi nazionali siano mantenuti al minimo necessario: i cittadini dell’UE dovranno comunque registrare la propria presenza presso le autorità nazionali competenti, ma la documentazione richiesta non dovrebbe essere eccessiva.
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