Gli studenti del Dipartimento di Psicologia dell’Università Beheshti di Teheran hanno organizzato uno sciopero il 21 novembre, segnando una significativa escalation nelle proteste studentesche in corso contro l’aumento delle misure di sicurezza nei campus di tutto il Paese e l’applicazione più rigorosa della legge sull’hijab obbligatorio.
Gli studenti hanno affermato che lo sciopero è stato una risposta agli incidenti in cui individui mascherati, insieme alle forze di sicurezza universitarie, sarebbero entrati nelle aule il 20 novembre e avrebbero confiscato i documenti d’identità delle studentesse che non indossavano l’hijab, o il velo islamico.
Resoconti di testimoni oculari indicano che il personale di sicurezza, le cui identità e affiliazioni rimangono poco chiare, ha preso di mira specificamente studentesse le cui sciarpe erano scivolate dalle loro teste, confiscando le loro carte d’identità studentesche durante le lezioni.
Lo sciopero rispecchia una tendenza crescente dell’attivismo studentesco in tutto l’Iran, in particolare all’Università Tarbiat Modares, dove gli studenti hanno boicottato le lezioni per protestare contro quelle che dicono essere le tattiche repressive delle forze di sicurezza dell’università.
Gli attivisti studenteschi hanno sottolineato l’atmosfera sempre più opprimente nelle università iraniane dall’inizio del nuovo anno accademico. Ciò include convocazioni diffuse emesse da agenzie di intelligence e di sicurezza, azioni disciplinari, sospensioni temporanee e persino espulsioni di studenti e docenti.
Le università e gli studenti sono da tempo in prima linea nella lotta per maggiori libertà sociali e politiche in Iran. Nel 1999, gli studenti protestarono contro la chiusura di un quotidiano riformista, provocando un brutale raid nei dormitori dell’Università di Teheran che provocò la morte di uno studente.
Nel corso degli anni, le autorità hanno arrestato attivisti e leader studenteschi, condannandoli al carcere e vietando loro di studiare.
L’agenzia di stampa attivista HRANA afferma che almeno 700 studenti universitari sono stati arrestati durante le proteste nazionali scatenate dalla morte, nel settembre 2022, della 22enne Mahsa Amini mentre era in custodia di polizia per aver presumibilmente violato la regola dell’hijab del paese.
Molti hanno dovuto affrontare condanne come la reclusione e la fustigazione, e decine di studenti sono stati espulsi dalle università o sospesi dagli studi, mentre le forze di sicurezza cercavano di soffocare il diffuso dissenso.
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