11 anni fa alle 17.55 nella metropolitana di Minsk è scoppiata un’esplosione. 9 persone sono morte sul colpo, altre 6 sono spirate poco dopo in ospedale. Oltre 400 i feriti, decine rimasti invalidi.

I colpevoli sono stati trovati in un batter d’occhio, processati e giustiziati nel giro di un anno. Dmitri Konovalov e Vladislav Kovaliov avevano solo 25 anni. Sia l’inchiesta che il processo fanno destare molti dubbi, perciò l’opinione pubblica li colloca tra le vittime. I loro genitori non hanno una tomba su cui piangere: la legge bielorussa non restituisce i corpi dei giustiziati alle loro famiglie.

A dicembre 2010 si erano tenute le elezioni presidenziali. Ovviamente stravinte da Aleksandr Lukashenko. Ovviamente il popolo non era d’accordo. Le manifestazioni sulle strade innevate sotto le bandiere bianco-rosse avevano riempito la capitale. La gente si era accampata in piazza Oktyabrskaya nel centro città. Dopo pochi giorni l’accampamento era stato sgomberato, centinaia di manifestanti brutalmente picchiati e buttati dietro le sbarre.

La protesta era rimasta latente, come adesso. Gli atti di disubbidienza avevano il carattere esclusivamente pacifico anche allora: per esempio, per strada qualcuno iniziava applaudire, gli altri sostenevano. La polizia arrestava gente che semplicemente stava là e applaudiva.

Quando è scoppiata la bomba nella metropolitana, tutta l’attenzione della società è stata deviata d’un colpo sull’accaduto, le proteste sono passate in secondo piano e dopo un po’ si sono spente.

È dal primo pomeriggio che la gente sta portando i fiori al monumento alla stazione Oktyabrskaya. Alle 22.00 ore bielorusse (alle 21.00 ore italiane) accendiamo una candela sulla finestra per commemorare la tragedia e le vittime innocenti.

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