A Kherson occupata le immagini satellitari hanno mostrato almeno 824 nuove tombe. Sono state scavate dal 28 febbraio al 15 aprile

Viaggio nell’orfanotrofio di Kherson, città in mano russa, un missile è caduto a quattro metri dall’area giochi dei bambini. Ma non è ancora stato possibile evacuare gli ospiti

La storia di Volodomyr e dei suoi 48 bambini e ragazzi arriva da Kherson, città da cui prende il nome la regione e che si trova praticamente sull’estuario del fiume Dnipro, a Sud. Lui — Volodomyr Sagaydak, 60 anni — è il direttore dell’orfanotrofio e sono giorni che chiede al mondo di fare qualcosa per salvare i suoi piccoli ospiti, tutti fra i 3 e i 17 anni. Perché la città è sotto il controllo delle truppe russe e da quando sono arrivati i soldati di Putin non c’è stato verso di organizzare l’evacuazione di quelle giovani vite. Non si riesce a trovare un accordo per mettere tutti su un bus e farli andare verso Ovest.

Niente corridoio umanitario, nemmeno se le bombe sono vicinissime e se piovono missili a un passo da loro, come successe il 28 marzo quando un razzo, appunto, mancò di quattro metri l’area giochi dell’orfanotrofio e distrusse l’edificio accanto. L’esplosione mandò in frantumi le finestre e, soprattutto, scatenò la paura, fino a quel punto tenuta al guinzaglio dal buon Volodomyr.

I soldati russi non si vedono, finora non hanno mai osato passare la recinzione del parco che circonda l’orfanotrofio. Ma non serve vederli per sapere che sono lì, dietro l’angolo, e che se un giorno volessero potrebbero presentarsi alla porta e fare il bello e il cattivo tempo. Nelle prime settimane del conflitto si poteva andare a prendere il cibo e le altre cose necessarie, adesso è diventato quasi impossibile uscire e all’orfanotrofio si sopravvive grazie all’aiuto di volontari, quando i russi li lasciano passare.

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