Affrontiamo oggi questa storia che ci riguarda come italiani per comprendere come la storia vive di profonde contraddizioni e nessuno in Italia o all’estero penserebbe di censurare il Poeta per la sua vicinanza al fascismo ne nessuno ci accusa come italiani di essere fascisti, perche studiamo il Dannunzio o perchè vi dedichiamo piazze e vie.

Molti dei scritti dello sommo poeta testimoniano le sue tendenze politico sociali, uno dei primi in cui si evince la sua idea politica, è “le vergini”. D’Annunzio, senza essere esplicitamente fascista, diede vita ad una liturgia, che esprimeva le fondamenta del concetto fascista ed il riconoscimento della razza, come suddivisa in specie “normali” e specie “superiori”, avvicinandosi sensibilmente al concetto nazista e alla teoria del super uomo di Nietzshche. Vediamo insieme D’Annunzio, il fascismo e la sua interpretazione.

Il Sommo Poeta

Il rapporto di D’Annunzio con la politica e l’ideologia fascista, non fu da subito esplicito, lo scrittore in un primo momento non condivise pienamente le teorie mussoliniane e la politica dello stato fascista. Allo stesso tempo, Mussolini temeva il pensiero dannunziano il suo potere e la sua forza sovversiva, mentre D’Annunzio aveva un certo timore nel contrapporsi, se pur in maniera parziale, al regime fascista, temendo ritorsioni. Fu così che per convenienza reciproca trovarono un equilibrio attraverso accordi taciti e non. Mussolini, dal canto suo, stimava D’Annunzio e gli inviò dei finanziamenti per restaurare la villa di Cargnacco (Vittoriale degli italiani), ma per precauzione fece istallare dei microfoni per controllare lo scrittore. Il suo potere nel riuscire ad influenzare le masse, era risaputo, il suo pensiero politico e sociale, coinvolgeva la gente e per questo veniva avvertito come una potenziale minaccia, da tenere sotto controllo, ed uno strumento da utilizzare a proprio vantaggio.

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Era temuto il suo pensiero, così come le sue azioni, eventi che lo mettevano ancor più in risalto, tra esse, ricordiamo la sua partecipazione alla prima guerra mondiale, il lancio su Vienna di volantini tricolori, effettuata dal suo aereo personale, ed infine, l’occupazione della città di Fiume, evento che non fu condiviso da Mussolini il quale fece bloccare, dal generale Badoglio, il rifornimento di viveri, non sostenendo il colpo di stato.

D’Annunzio e Mussolini vivevano un rapporto fondato sulla convenienza reciproca, la sfiducia, l’emulazione e la competizione, mentre Mussolini utilizzava il poeta “vate”, per fare propaganda politica, uno strumento potente ed ammaliante, D’Annunzio sfuggiva al controllo del regime con iniziative personali, spesso non approvate.

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