Di Fabio Casalini

Il termine Sonderkommando identificò gli speciali gruppi di deportati, per la maggior parte di origine ebraica, obbligati a collaborare con le autorità all’interno dei campi di sterminio nel contesto della Shoah. Il compito principale dei Sonderkommando fu quello di collaborare con le SS nel processo di sterminio di altri ebrei, deportati insieme a loro, durante le operazioni di rimozione dei corpi dalle camere a gas e quelle successive di cremazione.I sonderkommando furono attivi in molti campi di concentramento, come Majdanek e Auschwitz e di sterminio, come Sobibór, Treblinka e Bełżec. Iniziamo a rispondere ad alcune domande: come venivano reclutati i Sonderkommando?I potenziali membri di questa speciale unità venivano selezionati dalle autorità dei campi direttamente all’arrivo dei convogli di deportati: erano principalmente giovani ebrei di robusta costituzione fisica. I Sonderkommando raggiunsero notevoli dimensioni di manodopera impiegata, soprattutto ad Auschwitz. Quali erano i vantaggi di cui godevano i componenti di questa unità?Normalmente i Sonderkommando ricevevano, da parte delle autorità tedesche di guardia ai lager, un trattamento migliore: maggiori quantità di cibo, migliori vestiti ed anche, per meglio sopportare l’orribile lavoro, alcolici.Come erano visti dai contemporanei e dai sopravissuti ai lager?Molti storici e alcuni deportati sopravvissuti criticarono successivamente l’operato dei Sonderkommando accusandoli di «non aver fatto nulla», di non essersi ribellati, di non aver rifiutato l’infame compito, di non aver preferito la morte all’orribile lavoro. Lo stesso Primo Levi li definì «corvi neri del crematorio» e li dipinse come brutali, selvaggi, criminali.Dobbiamo però ricordare che non esistevano alternative per un deportato selezionato per il Sonderkommando, o la morte immediata oppure la tenue speranza di sopravvivere almeno per qualche mese. I pochissimi sopravvissuti di queste unità speciali non sentirono, in maggioranza, la necessità di scrivere le loro impressioni e memorie: il loro destino di «complici dei carnefici» era troppo crudele anche per essere ricordato. Rimangono solo poche testimonianze, tra le quali quelle degli italiani Shlomo Venezia ed Enrico Vanzini.Nonostante le molte critiche alcuni membri cercarono di resistere, altri preferirono suicidarsi, altri – e forse furono la maggioranza – persero ogni inibizione morale, reagendo con l’apatia all’orrore, ben sapendo che di lì a poco avrebbero seguito lo stesso destino di coloro che stavano collaborando ad uccidere pagando così, con la vita, il prezzo dei loro “peccati”.Quanto vivevano e quali erano i compiti di questi uomini?Ogni Sonderkommando “viveva” tre mesi, per poi essere sostituito da un nuovo Sonderkommando.I compiti principali consistevano in: Accompagnare i nuovi arrivati verso le camere a gas cercando di inculcare un senso di falsa sicurezza in coloro che stavano per essere uccisi; aiutare i deportati a svestirsi dei loro abiti ed accompagnarli fino alle camere a gas; rimuovere i corpi dalle camere a gas dopo l’avvenuta gassazione; estrarre eventuali denti d’oro dai cadaveri; radere i capelli delle donne uccise; ripulire le camere a gas e prepararle nel minor tempo possibile per un nuovo gruppo di deportati; trasportare i corpi verso i crematori; alimentare i forni crematori con i cadaveri; disperdere le ceneri dopo la cremazione.Al termine del conflitto rimanevano in vita solo poche decine di appartenenti ai Sonderkommando, tra i quali gli italo-greci Shlomo Venezia e Maurice Venezia. Solo quattro sopravvissuti misero per iscritto le loro memorie negli anni immediatamente seguenti alla conclusione del conflitto: Marcel Najdari, Leon Cohen, Filip Müller, e Miklós Nyiszli. Testimonianze dirette di membri dei Sonderkommando sono presenti nel documentario Shoah di Claude Lanzmann (1985), e in anni più recenti sono state raccolte in libri e pubblicazioni.

©Bibliografia

Hermann Langbein, Uomini ad Auschwitz. Storia del più famigerato campo di sterminio nazista, Mursia, 1992Primo Levi, I sommersi e i salvati, collana Gli Struzzi, Einaudi, 1986Marcello Pezzetti Auschwitz ’44. Rivolta contro il Male, 2021

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