“Noi, leader dei Gruppi Politici del Parlamento Europeo, ci appelliamo ai Capi di Stato e di Governo riuniti dal 23 al 24 giugno per decidere sulle richieste di adesione all’Unione Europea dell’Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia.
L’Unione europea deve mostrare coraggio, determinazione e visione nel contesto odierno della brutale guerra di aggressione contro la nostra vicina europea, l’Ucraina e un ambiente internazionale in deterioramento“
Riconoscere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione è un passo indispensabile per la creazione di una certa autonomia strategica dell’Unione europea, in quanto dimostrerebbe la reale volontà degli Stati membri di uscire da logiche politiche di difesa e di sicurezza essenzialmente nazionali e di adottare un approccio europeo comune.
Purtroppo, il condizionale è d’obbligo dopo la dichiarazione del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi del 31 maggio: «Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell’Ue, tutti direi, esclusa l’Italia. Lo status di candidato al momento non è prevedibile per l’opposizione di questi Paesi, ma immaginare un percorso rapido per l’Ucraina sì. E mi sembra che anche la Commissione sia d’accordo».
I «grandi stati dell’Ue», cioè Germania e Francia, non si oppongono a un percorso rapido per l’adesione dell’Ucraina, ma rifiutano di riconoscerle oggi la candidatura formale, che è la condizione necessaria per l’avvio del processo di adesione.
Parliamo di due Stati – Germania e Francia che hanno posto il veto all’ingresso dell’Ucraina nella Nato nel 2008. Sono stati ancora loro, sotto l’alto patronato della cancelliera Angela Merkel e del presidente Francois Hollande, a sponsorizzare gli accordi di Minsk del 15 settembre 2014 e sempre loro insieme ad altri (ad esempio l’Olanda di Mark Rutte) sono gli artefici della politica del rinvio sine die di qualsiasi prospettiva concreta di adesione dell’Ucraina all’Unione, anche dopo la Rivoluzione della Dignità del 2014.
Netta la posizione del Segretario del Partito Democratico Letta: “È ai limiti dell’irresponsabile far entrare Ucraina in Ue nel 2036. Non possiamo permetterci di prenderla in giro in questo modo”
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