Il Principato di Polock (in bielorusso: Полацкае Княства, traslitterato: Polackaje kniastva; in latino: Polocensis Ducatus), noto anche come Ducato di Polock o Rus’ di Polock, fu un principato medievale creato dagli antichi slavi orientali. L’origine e la data di costituzione dello Stato risultano incerte e il primo riferimento si riscontra nelle cronache della Rus’, quando si menziona la caduta di Polock per mano di Vladimir il Grande,e da allora in poi divenne associata alla dinastia rjurikide e alla Rus’ di Kiev.

Il Principato venne presumibilmente a formarsi intorno all’antica città di Polock (moderna Polack, Bielorussia) dall’unione di alcune comunità kriviči locali. Nella seconda metà del X secolo, Polock risultò amministrata da una dinastia di signori del posto: il primo sovrano di cui si ha notizia è menzionato nelle cronache e si trattava del semi-leggendario Rogvolod (? –978), meglio conosciuto come il padre di Rogneda. La regione fu pesantemente coinvolta in diverse lotte per la successione nell’XI e XII secolo e in una guerra con la Repubblica di Novgorod. Nel XIII secolo, a prendere il sopravvento nella regione, fu il Granducato di Lituania, impostosi militarmente nella Bielorussia not-occidentale.

Al momento della sua massima estensione, il principato si estendeva su gran parte dell’odierna Bielorussia settentrionale e centrale e una parte minore dell’odierna Lettonia sud-orientale, comprese, oltre alla stessa Polock, le seguenti città: Vicebsk, Druc’k, Minsk, Izjaslaw (oggi Zasłaŭje), Lahojsk, Barysaŭ, Brachyslaw (oggi Braslaŭ), Kukeinos (oggi Koknese) e altri.

Non si ha notizia di una data precisa in cui nacque il principato, ragion per cui gli storici tendono ad immaginare l’esistenza di un processo evolutivo che ne ha portato l’origine. Nell’862 Polock viene menzionato per la prima volta nelle Cronaca degli anni passati come insediamento facente parte della Rus’ di Novgorod, così come Murom e Beloozero. In origine, il Principato di Polock risultò governato da una dinastia locale e non da un uomo designato da Kiev. Il passaggio da mera entità cittadina a un qualcosa di più si ebbe quando le comunità di kriviči locali decisero di costituirsi e non più di combattersi.

Il Principato di Polock all’interno della Rus’ di Kiev nell’XI secolo

La seconda occasione in cui viene citata Polock è individuabile circa un secolo più tardi, nel 980, quando si parla di un signore della guerra variago chiamato Ragnvald o Rogvolod a capo della città e dei suoi dintorni. La cronaca riporta che egli fosse giunto a Polock “da altre terre”, un’espressione con cui tradizionalmente si designavano i variaghi. Rogvolod si inserì nelle lotte di potere in corsa per la corona di Kiev (la quale nel frattempo acquisì la Bielorussia occidentale) e sotto il suo dominio la popolazione stimata dello Stato di cui era a capo è stata stimata in 6.000 persone. I benefici si riscontrarono soprattutto nella possibilità di reclutare eserciti in tempi rapidi.

Nel 972, dopo la morte del principe di Kiev Svjatoslav I, si scatenò una lotta per il potere tra i suoi due figli, ovvero il principe di Novgorod Vladimir e il principe di Kiev Jaropolk. Entrambi confidavano nell’appoggio politico e militare di Polock, considerata la crescente influenza di quest’ultima. Per raggiungere questo obiettivo, Vladimir chiese la mano di Rogneda, la figlia al tempo adolescente di Rogvolod.[7] Quando questa rifiutò, Polock si trasformò inevitabilmente in un alleato di Jaropolk e Vladimir decise pertanto di dichiarare guerra a Polock. Secondo le appassionanti leggende riportate nella Cronaca degli anni passati, il signore di Kiev espugnò la città, violentò Rogneda di fronte ai suoi stessi genitori, uccise tutta la sua stirpe e diede infine fuoco alla città. Rogneda fu condotta con la forza a Kiev al fine di sposare Vladimir. La cruenta mossa effettuata da Vladimir permise di sterminare una delle famiglie che aspirava al potere in Rus’.

Quando Vladimir si convertì al cristianesimo nel 988 e prese Anna Porfirogenita come moglie, dovette divorziare da tutte le sue precedenti mogli, inclusa Rogneda. La donna entrò dunque in convento e assunse il nome di Anastasia, evento a seguito del quale lei e suo figlio Izjaslau furono esiliati nelle terre di Polock, nello specifico prima a Iziaslav e poi al centro abitato più popoloso del Principato. A capo di tale entità statale Kiev decise di nominare un membro della branca più longeva della dinastia rjurikide. Da quel momento in poi, gli abitanti delle terre vennero gradualmente convertiti alla religione ortodossa.

Lotta per l’indipendenza

Nel 1001 a Izjaslav subentrò suo figlio, Briačislav di Polock. Sotto il suo dominio, la città tentò di allontanarsi dall’ombra di Kiev, causando una maggiore instabilità nei rapporti diplomatici. Le tensioni furono aggravate dal fatto che, secondo la tradizionale regola vigente per le casate slave orientali, poiché Izjaslav morì prima di suo padre e non regnò mai a Kiev, i suoi discendenti dalla casata di Polock avevano perso i loro diritti dinastici sul trono dell’odierna capitale ucraina. Nel 1020, Briačislav saccheggiò Novgorod e tentò di insediarvisi stabilmente, ma dovette subito rinunciare a tale progetto quando suo zio, Jaroslav il Saggio, entrò trionfale nella città e costrinse il nipote a cedergli alcuni dei suoi possedimenti.

Per i due secoli successivi, il Principato di Polock rimase in mano ai discendenti di Izjaslau. Tutte gli altri feudi nella Rus’ di Kiev risultavano sotto il controllo di principi che discendevano da Jaroslav il Saggio.

Il periodo d’oro della Polock medievale coincide con il governo del figlio di Brjačislav, Vseslav (1044–1101). Questi approfittò delle guerre civili in corso a Kiev per rivendicare la propria indipendenza e gestire in maniera autonoma gli affari del principato. Durante questo periodo, Polock divenne un centro commerciale importante perché crocevia tra le diverse città orientale della Rus’ e la Scandinavia: inoltre, stando alle saghe nordiche, il sovrano procedette a rafforzare le fortificazioni locali. Vseslav riuscì a gestire le relazioni diplomatiche sia con Novgorod che con i variaghi. Il più delle volte, i discendenti di Izjaslav governarono il Principato in modo indipendente rispetto al Gran Principe della Rus’, effettuando però un riconoscimento formale dei rjurikidi. Dopo la fine del X secolo, Polock riuscì a spingersi a ovest nelle terre abitate oggi dai lettoni e dai lituani a ridosso del confine con la Bielorussia. All’inizio del XIII secolo, i cavalieri teutonici conquistarono il potere sulle prime sottraendolo a Polock nell’ambito della crociata livoniana, ma i legami storici con le seconde si dimostrarono molto più duraturi tanto da andare avanti per altri 700 anni, sebbene il ruolo principale in questo “matrimonio” fu assunto presto dall’altro coniuge in questione. I lituani, ovvero gli ultimi pagani rimasti in Europa, vantavano una discreta fama in fatto di maestria nei combattimenti: questi servirono Polock come truppe ausiliarie nelle guerre di questa effettuate contro l’ordine teutonico e gli altri principati slavi orientali confinanti; tuttavia, dal 1183 rifiutarono l’obbedienza alla città e avviarono il processo di formazione di un proprio stato.

La Cattedrale di Santa Sofia di Polock, fatta edificare su ordine di Vseslav tra il 1044 e il 1066, assunse un ruolo simbolico che dimostrava la mentalità indipendente del Principato. L’intento era anche quello di rivaleggiare con le chiese omonime situate a Novgorod e a Kiev, come testimonia anche il richiamo all’originale Hagia Sophia di Costantinopoli (questa denominazione va interpretata come intesa a rivendicare prestigio, autorità e sovranità imperiale)

Declino

Dopo la sconfitta riportata nella battaglia sul fiume Nemiga e la sua reclusione, Vseslav morì e il principato venne diviso tra i suoi figli sopravvissuti. Polock risultava amministrativamente ripartita in vari feudi minori: il Principato di Minsk, il Principato di Vicebsk, il Principato di Druc’k, il Principato di Jersika e il Principato di Koknese. I principi locali ingaggiarono guerre l’uno contro l’altro tentando di affermare la loro autorità su Polock. Alla fine, ne uscirono vittoriosi i signori di Vicebsk, i quali dovettero subito tentare di arginare le mire di un vicino che si stava rendendo molto potente rispetto al passato, il Principato di Smolensk.

A partire dalla metà del XII secolo si verificarono dei cambiamenti nelle terre ad ovest del Principato. La fortezza di Riga divenne la principale base militare dei cavalieri portaspada, un ordine religioso cavalleresco fondato allo scopo di diffondere il cristianesimo negli odierni Paesi baltici. Nel 1209, i crociati tedeschi sottomisero i principati di Jersika e Koknese nel sud-est dell’odierna Lettonia, in precedenza sotto il controllo di Polotsk, costringendo Polock a consentire viaggi gratuiti ai mercanti tedeschi nel 1212 e rinunciando agli introiti che acquisiva grazie alle tasse imposte in Livonia. Nel 1227, Smolensk sottoscrisse un trattato con cui cedeva Polock per trattato alla città di Riga.

Gli scritti dell’epoca testimoniano l’alleanza di Polock con la Lituania e l’approvazione della politica bellica intrapresa da questa. Ad esempio, la cronaca di Novgorod riporta che “ad Izjaslav era stato promessa la nomina a knjaz di Luki e la possibilità di insediarsi a Novgorod al fine di amministrarla per conto dei lituani” nel 1198.

Il Principato di Polock sfuggì all’invasione mongola della Rus’ nel 1237-1239, ma non agli attacchi effettuati da Mindaugas, futuro primo re di Lituania, che sottomise i territori del Principato entro il 1240. La rinuncia al titolo puramente onorifico di principato avvenne per Polock nel 1307, quando la Lituania aveva dato vita al Granducato, sebbene la città mantenne un certo grado di autonomia locale fino al 1390. Dopo quest’ultima data, il principato fu definitivamente abolito e divenne parte del Voivodato di Połock.

Un frammento della conversazione dell’ancora Serhiy Ablameyka con Oleg Latyshonka:

– Come è successo che non abbiamo la cronaca di Polotsk, non abbiamo le tombe dei principi di Polotsk? Sembra che qualcuno abbia dovuto oscurare il ruolo dello Stato di Polotsk e minimizzarne l’importanza. Polotsk è stata la seconda città della Grande Guerra Patriottica.

– Questa è la domanda! Probabilmente è stato Yuri Zayats a metterlo per primo. Ha indicato i lituani. E mi sembra che questa risposta sarà corretta. Abbiamo un grande abisso, un’età oscura tra il Principato di Polotsk e il Granducato di Lituania. E dai tempi del Granducato di Lituania non abbiamo storie di viaggiatori o autori locali. Nessuno ha scritto che qui c’è la tomba di questo o quel principe Polotsk, ma eccone uno così.

Bene, va bene, i Polotsk potrebbero essere nascosti in un posto. Ma c’erano Drutsk, Vitebsk – ovunque sedeva un principe. Quei Ragvolodovich si sono moltiplicati tanto, ma niente…

La seconda cosa è che la storia del Principato di Polotsk è stata trasformata nella storia del Granducato di Lituania nella “Cronaca del Granducato di Lituania e Zhamoi” ​​all’inizio del XVI secolo. Hanno preso pezzi vivi da cronache come Ipatievsky, intere trame. E ciò che riguardava la Polonia, di conseguenza, riguardava già i lituani. Quindi questa politica è stata presa di mira.

Non possiamo provare tutto, ma se nei tempi moderni non c’è traccia del Principato di Polotsk, e la storia del Granducato di Lituania e Zhamoi inizia ad affermarsi, dicono, i tartari hanno nascosto tutto qui ei lituani hanno ricominciato tutto da capo , quindi, penso, era una politica storica statale. .

Sembra inaspettato per così tanto tempo fa, ma penso che i tempi siano sempre stati gli stessi.

– Sì, certo, stai parlando dell’inizio del XVI secolo, quando erano attive persone come il cancelliere Hashtold e Michalon Litvin. Quindi l’autocoscienza degli antenati dei moderni lituani è iniziata a poco a poco, e poi lo stesso processo è iniziato tra gli antenati dei bielorussi. Ma il professor Mykola Ulaschyk credeva che i gesuiti avessero distrutto la cronaca di Polotsk. Cosa ne pensi di questa versione?

– Con cautela. Perché non li ha presi per mano. Questo è il primo. In secondo luogo, le cronache di Polotsk non potevano più esistere. I gesuiti apparvero durante il periodo di Batory, dopo la cattura di Polotsk da parte di Batory. Credo che abbia preso Polatsak, non liberato.

Capisco che ora il grido si alzerà, ma bisogna capire che Ivan il Terribile era a Polotsk con una crociata su richiesta della popolazione ortodossa di Polotsk. E Bathory prese la città con la spada, come disse lui stesso. E tutto ciò che era ortodosso lì, lo consegnò ai cattolici.

Quindi, proprio in quel momento, anche la biblioteca potrebbe morire. I moscoviti potrebbero portarla via. Ma avrebbe potuto morire al tempo di Batory, ei gesuiti non avrebbero potuto averci ancora niente a che fare.

Ma credo che la scomparsa del Polotsk Chronicle sia una vecchia questione. Non abbiamo alcuna menzione di lui prima. Pertanto, è inutile incolpare i gesuiti, Ivan il Terribile o Batory. È solo che non sappiamo che qualcosa sia stato preservato prima del loro tempo.

Sappiamo che gli abitanti del Palatinato ricordavano che Riga era loro, ma lo sappiamo per caso, non dagli annali, ma dalla testimonianza del consiglio comunale.

Pertanto, dico ancora una volta: credo che sia successo prima. Né i gesuiti né il XVI secolo hanno nulla a che fare con questo. Si stavano creando le basi di un nuovo stato e, poiché non è stato rimosso dalla storia dello stato di Polotsk, è stato dimenticato. Va ricordato che i lituani governarono Polotsk dalla metà del XIII secolo.

Questo fatto non può essere sottovalutato. È molto presto. Tutto questo potrebbe essere iniziato già allora. Ogni principe è venuto con sua moglie. Quei soldati, sebbene accettassero l’Ortodossia, appartenevano a una tradizione diversa. Quindi è tutto molto complicato.

Non dico niente con sicurezza. Ma una cosa è certa: la perdita della cronaca di Polotsk è avvenuta prima del XVI secolo. Semplicemente non trovo alcuna informazione sul fatto che Polotsk abbia una sua storia di cui essere orgoglioso. Tutto ciò che gli abitanti del Palatinato sanno è che la loro città è “gloriosa”. Perché è “glorioso”? Forse perché è un commerciante? Ma non sono orgogliosi della loro gloriosa storia.

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