Gli studenti della Sharif University of Technology di Teheran hanno protestato dopo che le autorità della scuola hanno imposto la segregazione di genere nelle biblioteche universitarie.

Il canale Sharif Today Telegram, che copre gli eventi avvenuti all’università, ha riferito il 9 ottobre che “la Facoltà di Energia ha separato le aule di studio in base al [genere], il che ha portato a proteste studentesche”, senza specificare quando esattamente la misura è stata imposta o se la leadership dell’università ha risposto alla protesta.

Il canale ha anche pubblicato foto di studenti seduti nella biblioteca della Facoltà di Energia dell’Università di Sharif durante la protesta.

La segregazione di genere è da tempo una questione controversa nelle università iraniane.

Negli ultimi quattro decenni, varie strutture universitarie, comprese mense e biblioteche, hanno visto l’attuazione della politica di segregazione di genere, scatenando le proteste degli studenti. Alcune università sono state istituite addirittura esclusivamente per un genere.

Ad agosto, un gruppo di studenti ha riferito che i funzionari dell’Università Ferdowsi, nella città di Mashhad, avevano deciso di separare le classi per genere per il prossimo anno scolastico.

Le autorità iraniane hanno aumentato la pressione sulle università in seguito all’inizio delle proteste antigovernative per la morte della 22enne Mahsa Amini mentre era in custodia di polizia nel settembre 2022.

Secondo gli attivisti per i diritti umani, più di 140 importanti università iraniane hanno organizzato raduni di protesta all’indomani della morte di Amini.

Più di 750 studenti sono stati arrestati per la loro partecipazione alle proteste e molti si trovano ora ad affrontare gravi pene detentive. Centinaia di studenti e professori, soprattutto quelli che sfidano l’obbligo dell’hijab, o velo sul capo, sono stati sottoposti a varie misure punitive, tra cui sospensioni ed espulsioni.

Tra i casi più recenti c’è la sospensione di Ali Asghar Khodayari, professore filo-riformista presso la Facoltà di Ingegneria Mineraria dell’Università di Teheran.

Il canale Telegram United Students, che copre l’attivismo studentesco in Iran, ha riferito il 9 ottobre che gli è stato vietato di insegnare. Khodayari ha successivamente confermato la notizia con un post su X, precedentemente noto come Twitter.

Le università sono state storicamente un campo di battaglia nella lotta per le riforme sociali e politiche in Iran.

Durante la rivoluzione islamica del 1979, gli studenti universitari hanno svolto un ruolo di primo piano, compresa l’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran. Dopo che i religiosi salirono al potere, le autorità istigarono un’epurazione di massa delle università iraniane, licenziando centinaia di professori e alterando i programmi di studio per promuovere i valori islamici.

Dopo la rivoluzione, gli studenti universitari hanno espresso la loro opposizione all’establishment clericale, anche durante una protesta del 1999 contro la chiusura di un giornale riformista, sfociata in un’irruzione in un dormitorio dell’Università di Teheran che ha provocato la morte di uno studente.

Le proteste contro la morte di Amini nel settembre 2022 hanno portato a una rinnovata pressione contro gli studenti, in particolare le studentesse che non rispettavano la legge sull’hijab. La 22enne era in custodia di polizia per una presunta violazione del velo quando morì pochi giorni dopo essere stata detenuta.

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