Il detenuto politico curdo-iraniano Naeb Askari è stato nuovamente condannato a morte dal Tribunale rivoluzionario di Urmia dopo che l’accusa contro di lui è stata trasformata in ribellione armata da una condanna iniziale per “inimicizia contro Dio” a cui aveva fatto appello.

L’organismo di vigilanza sui diritti umani HRANA ha dichiarato il 23 ottobre che la condanna si basava sull’affiliazione di Askari con un partito politico curdo.

Secondo il codice penale iraniano, gli individui accusati di azioni armate contro la repubblica islamica possono essere classificati come ribelli.

La Kurdistan Human Rights Network ha aggiunto che le sue fonti hanno affermato che il caso riguardava le accuse del suo coinvolgimento nell’infortunio del 2014 di Mostafa Soltani, un comandante curdo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (IRGC).

Soltani, dopo aver subito ferite gravi a causa di un alterco con membri del Partito per una vita libera in Kurdistan (PJAK), alla fine ha ceduto alle complicazioni del COVID-19 all’inizio del 2021. La famiglia di Soltani, con il sostegno dell’IRGC, ha presentato una denuncia

contro Askari afferma di aver avuto un ruolo fondamentale nello scontro che ha ferito gravemente Soltani. Hanno aggiunto che la sua morte finale è stata il risultato diretto delle ferite subite, dicendo che lo hanno indebolito.

Prima del suo recente arresto all’inizio del 2021, Askari aveva vissuto nella regione del Kurdistan per diversi anni. Il suo ritorno in Iran è stato reso possibile dopo aver ottenuto un “lasciapassare di salvacondotto” a seguito di discussioni con l’organizzazione di intelligence dell’IRGC.

Dopo il suo arresto, la stessa organizzazione di intelligence ha rivelato che Askari aveva già affrontato una condanna a morte. Nel 2018, è stato accusato in contumacia dallo stesso tribunale di essere affiliato al PJAK, un’accusa che equivale a “fare guerra a Dio” nella giurisprudenza iraniana.

Il PJAK, un gruppo fuorilegge che cerca l’autogoverno per i curdi iraniani e con noti legami con il militante Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco, opera nella zona di confine settentrionale insieme ad altri gruppi curdi armati.

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